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A Scuola dallo Stregone ( seconda parte)

A Scuola dallo Stregone ( seconda parte)

La percezione diretta dell'energia consentì agli stre­goni della stirpe di don Juan di vedere gli esseri umani come agglomerati di campi di energia che appaiono sotto forma di sfere luminose.

Osservare gli esseri umani sotto tali sembianze consentì agli sciamani di giungere a conclusioni straordinarie dal punto di vista energetico. Essi notarono che ogni sfera luminosa è singolarmente connessa a una massa di energia di pro­porzioni inimmaginabili presente nell'universo; chia­marono questa massa l'oscuro mare della consapevolez­za.

Osservarono anche che ogni sfera luminosa è unita all'oscuro mare della consapevolezza in un punto anco­ra più luminoso della sfera stessa. Gli sciamani lo chia­marono il punto di unione, perché osservarono che è in quel luogo che avviene la percezione.

In quel punto il flusso dell'energia viene trasformato in dati sensoriali e quei dati vengono quindi interpretati come il mondo che ci circonda.

Quando gli chiesi di spiegarmi come avveniva il pro­cesso di trasformazione del flusso di energia in dati sensoriali, don Juan rispose che l'unica cosa che gli sciamani sanno a questo proposito è che l'immensa massa di energia chiamata l'oscuro mare della consape­volezza fornisce agli esseri umani tutto ciò di cui han­no bisogno per trasformare l'energia in dati sensoriali.

Un processo simile non avrebbe mai potuto essere de­cifrato a causa della vastità della fonte originaria.

Ciò che gli sciamani dell'antico Messico scoprirono quando concentrarono la loro capacità di vedere sull'o­scuro mare della consapevolezza fu la rivelazione che l'intero cosmo è composto di filamenti luminosi che si estendono all'infinito.

Gli sciamani li descrivono come filamenti luminosi che vanno in ogni direzione senza mai toccarsi. Videro che, pur trattandosi di filamenti individuali, erano raggruppati in agglomerati straor­dinariamente grandi.

Un'altra massa di filamenti, oltre a quella dell'oscu­ro mare della consapevolezza che gli sciamani osserva­rono e amarono per le sue vibrazioni, è ciò che chiama­rono intento, mentre l'atto dei singoli sciamani che concentrano la loro attenzione su questa massa fu chiamato intendimento.

Videro che tutto l'universo era un universo di intento, e l'intento, per loro, equivaleva all'intelligenza. Di conseguenza, l'universo era per lo­ro un universo di suprema intelligenza.

La conclusione a cui giunsero, che divenne parte del loro universo co­noscitivo, fu che l'energia vibrante, consapevole di se stessa, era estremamente intelligente. Videro che dalla massa di intento del cosmo dipendevano tutte le muta­zioni possibili, tutti i cambiamenti che potevano avve­nire nell'universo, non a causa di circostanze cieche e arbitrarie ma in seguito all'intendimento dell'energia vibratoria, a livello del flusso dell'energia stessa.

Don Juan mi fece notare che nella vita di tutti i giorni gli esseri umani si servono dell'intento e dell’intendimento nel modo in cui interpretano il mondo.

Ad esempio, mi mise in guardia sul fatto che il mio mondo quotidiano non fosse governato dalla mia percezione, ma dall'interpretazione della mia percezione. Mi fece l'esempio del concetto di università, che all'epoca con­sideravo di suprema importanza.

Mi disse che l'uni­versità non era qualcosa che potevo percepire con i miei sensi, perché né la mia vista né il mio udito o il gu­sto, e neppure il mio senso tattile od olfattivo mi dava­no alcuna informazione sull'università. L’ Università esisteva solo nel mio intendimento e, per costruirla a quel livello, dovevo mettere in campo tutte le cono­scenze che avevo acquisito in quanto persona civilizza­ta, in modo consapevole o subliminale.

Il fatto energetico secondo cui l'universo è composto di filamenti luminosi portò gli sciamani a concludere che ognuno di quei filamenti che si estendono all'infi­nito è un b2ap3_thumbnail_734957_217821565009049_1809634393_n.jpgcampo di energia. Osservarono che i filamen­ti luminosi, o piuttosto i campi di energia di quel tipo, convergono e attraversano il punto di unione.

Poiché si ritiene che le dimensioni del punto di unione equival­gano a quelle di una pallina da tennis, solo un numero finito, seppur altissimo, di campi di energia convergo­no e attraversano quel punto.

Quando gli stregoni dell'antico Messico videro il punto di unione, scoprirono il fatto energetico secondo cui l'impatto dei campi di energia che attraversano il punto di unione veniva trasformato in dati sensoriali, in seguito interpretati nella cognizione del mondo quo­tidiano.

 Gli sciamani spiegavano l'omogeneità della co­gnizione tra gli esseri umani con il fatto che, per tutta la razza umana, il punto di unione si trova nello stesso luogo sulle sfere luminose di energia in cui ci troviamo noi: all'altezza delle scapole, ma a una certa distanza da loro, a ridosso del confine con la sfera luminosa.

Le loro visualizzazioni del punto di unione fecero scoprire agli stregoni dell'antico Messico che esso cam­biava posizione durante il sonno o in condizioni di estrema fatica, malattia o ingestione di piante psico­trope. Gli sciamani videro che quando il punto di unio­ne si trovava in una nuova posizione, un diverso grup­po di campi di energia lo attraversava, costringendolo a trasformare quei campi di energia in dati sensoriali e a interpretarli, dando come risultato la percezione di un nuovo mondo reale.

Gli sciamani affermarono che ogni mondo nuovo che si manifesta in quel modo è on­nicomprensivo, diverso dal mondo della vita quotidia­na, ma al contempo profondamente simile dal momen­to che anche in quel mondo è possibile vivere e morire.

Per gli sciamani come don Juan Matus, l'esercizio più importante di intendimento implica il movimento volontario del punto di unione verso luoghi prestabiliti nell'intero conglomerato dei campi di energia che co­stituiscono un essere umano.

Ciò significa che, dopo centinaia di anni di ricerche, gli stregoni scoprirono che ci sono posizioni chiave all'interno dell'intera sfera luminosa che costituisce l'essere umano, dove il punto di unione può essere localizzato e dove il bombarda­mento dei campi di energia può produrre un mondo nuovo, completamente reale.

Don Juan mi assicurò che era un fatto energetico che la possibilità di viaggia­re in uno di questi mondi, o in tutti quanti, è patrimo­nio di ogni essere umano.b2ap3_thumbnail_537952_403610173063844_964295597_n---Copia.jpg

Disse che quei mondi erano a disposizione di chi chiedeva di visitarli, proprio come a volte le domande chiedono di essere formulate, e che tutto ciò di cui uno stregone o un essere umano ha bi­sogno per raggiungerli è l'intendimento del movimento del punto di unione.

Per gli sciamani dell'antico Messico un'altra que­stione legata all’ intento, trasferita però a livello dell’intendimento universale, era il fatto energetico che siamo continuamente spinti, tirati e messi alla prova dal cosmo stesso.

Per loro era un fatto energetico che l'universo è estremamente predatorio, ma non nel sen­so che attribuiamo generalmente a questo termine, ov­vero l'atto di depredare, rubare, ferire o sfruttare gli altri a nostro vantaggio.

Per gli sciamani dell'antico Messico, la condizione predatoria dell'universo signifi­ca che l’intento dell'universo è quello di mettere conti­nuamente alla prova la consapevolezza. Essi videro che il cosmo crea un numero infinito di esseri organici e inorganici.

Esercitando una pressione su questi esseri, l'universo li costringe ad ampliare la loro consapevo­lezza e, in questo modo, tenta di raggiungere la consa­pevolezza di sé. Nell'Universo conoscitivo degli sciama­ni, quindi, la questione finale è la consapevolezza.

Don Juan Matus e gli sciamani della sua stirpe in­tendevano la consapevolezza come l'atto di essere deli­beratamente consci di tutte le possibilità percettive dell'uomo, non solo di quelle dettate da una determi­nata cultura il cui ruolo sembra quello di ridurre le ca­pacità percettive dei suoi membri.

Don Juan sosteneva che rilasciare, o liberare, tutte le capacità percettive degli esseri umani non avrebbe in alcun modo interfe­rito con il loro comportamento funzionale. In effetti, questo comportamento diventa un fatto straordinario perché acquisisce un nuovo valore. In circostanze simi­li la funzione diventa una necessità stringente.b2ap3_thumbnail_543851_536078543093366_97786128_n.jpg Libero dagli idealismi e dai falsi obiettivi, l'uomo ha come uni­ca funzione quella di essere la forza guida di se stesso.

Gli sciamani chiamano questa funzione impeccabilità. Per loro essere impeccabili significa fare del proprio meglio, e anche qualcosa di più.

Gli sciamani ricavaro­no la funzione dalla capacità di vedere direttamente il fluire dell'energia nell'universo.

Se l'energia fluisce in un certo modo, per loro seguire il flusso dell'energia si­gnifica essere funzionali.

La funzione, e la conseguenza, è il comune denominatore con il quale gli sciamani af­frontano il fatto energetico del loro universo conoscitivo.

L'esercizio di tutte le unità della cognizione dello stregone consentì a don Juan e agli sciamani della sua stirpe di giungere a strane conclusioni energetiche che, a prima vista, sembrano riguardare solo queste perso­ne e le loro circostanze personali, ma che, se esamina­te con attenzione, possono essere applicate a tutti gli uomini.

Secondo don Juan, il culmine della ricerca de­gli sciamani è ciò che considerava l'ultimo fatto energe­tico, non solo per gli stregoni, ma per ogni essere uma­no.

Chiamò questo fatto il viaggio finale.Il viaggio finale consiste nella possibilità che la con­sapevolezza individuale, portata alla sua massima espansione dall'adesione individuale alla cognizione degli sciamani, potrebbe essere mantenuta oltre il punto in cui l'organismo è in grado di funzionare come unità coesa, vale a dire oltre la morte.

Questa consa­pevolezza trascendentale fu interpretata dagli sciama­ni dell'antico Messico come la possibilità della consa­pevolezza degli esseri umani di andare oltre lo scibile, arrivando così al livello dell'energia che fluisce nell'u­niverso. Gli sciamani come don Juan definirono la loro ricerca come il tentativo di diventare, alla fine, un esse­re inorganico, vale a dire energia consapevole di sé, che agisce come unità coesa, ma senza un organismo.

Chiamarono questo aspetto della loro cognizione li­bertà totale, uno stato in cui esiste la consapevolezza, libera dalle imposizioni della socializzazione e della sintassi.

Queste sono le conclusioni generali a cui sono giun­to dopo essermi immerso nella cognizione degli scia­mani dell'antico Messico.

Anni dopo la pubblicazione degli insegnamenti di don Juan, mi sono reso conto che ciò che don Juan mi aveva insegnato era una rivo­luzione cognitiva totale.

Nei libri successivi ho cercato di dare un'idea dei procedimenti necessari per effet­tuare questa rivoluzione cognitiva.

Dal momento che don Juan mi stava facendo conoscere un mondo reale, in un mondo simile i processi di cambiamento non ces­sano mai. Le conclusioni, quindi, sono solo strumenti mnemonici, o strutture operative, che servono come trampolino di lancio verso nuovi orizzonti....

Continua...

A Scuola dallo Stregone ( terza parte)
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