La percezione diretta dell'energia consentì agli stregoni della stirpe di don Juan di vedere gli esseri umani come agglomerati di campi di energia che appaiono sotto forma di sfere luminose.
Osservare gli esseri umani sotto tali sembianze consentì agli sciamani di giungere a conclusioni straordinarie dal punto di vista energetico. Essi notarono che ogni sfera luminosa è singolarmente connessa a una massa di energia di proporzioni inimmaginabili presente nell'universo; chiamarono questa massa l'oscuro mare della consapevolezza.
Osservarono anche che ogni sfera luminosa è unita all'oscuro mare della consapevolezza in un punto ancora più luminoso della sfera stessa. Gli sciamani lo chiamarono il punto di unione, perché osservarono che è in quel luogo che avviene la percezione.
In quel punto il flusso dell'energia viene trasformato in dati sensoriali e quei dati vengono quindi interpretati come il mondo che ci circonda.
Quando gli chiesi di spiegarmi come avveniva il processo di trasformazione del flusso di energia in dati sensoriali, don Juan rispose che l'unica cosa che gli sciamani sanno a questo proposito è che l'immensa massa di energia chiamata l'oscuro mare della consapevolezza fornisce agli esseri umani tutto ciò di cui hanno bisogno per trasformare l'energia in dati sensoriali.
Un processo simile non avrebbe mai potuto essere decifrato a causa della vastità della fonte originaria.
Ciò che gli sciamani dell'antico Messico scoprirono quando concentrarono la loro capacità di vedere sull'oscuro mare della consapevolezza fu la rivelazione che l'intero cosmo è composto di filamenti luminosi che si estendono all'infinito.
Gli sciamani li descrivono come filamenti luminosi che vanno in ogni direzione senza mai toccarsi. Videro che, pur trattandosi di filamenti individuali, erano raggruppati in agglomerati straordinariamente grandi.
Un'altra massa di filamenti, oltre a quella dell'oscuro mare della consapevolezza che gli sciamani osservarono e amarono per le sue vibrazioni, è ciò che chiamarono intento, mentre l'atto dei singoli sciamani che concentrano la loro attenzione su questa massa fu chiamato intendimento.
Videro che tutto l'universo era un universo di intento, e l'intento, per loro, equivaleva all'intelligenza. Di conseguenza, l'universo era per loro un universo di suprema intelligenza.
La conclusione a cui giunsero, che divenne parte del loro universo conoscitivo, fu che l'energia vibrante, consapevole di se stessa, era estremamente intelligente. Videro che dalla massa di intento del cosmo dipendevano tutte le mutazioni possibili, tutti i cambiamenti che potevano avvenire nell'universo, non a causa di circostanze cieche e arbitrarie ma in seguito all'intendimento dell'energia vibratoria, a livello del flusso dell'energia stessa.
Don Juan mi fece notare che nella vita di tutti i giorni gli esseri umani si servono dell'intento e dell’intendimento nel modo in cui interpretano il mondo.
Ad esempio, mi mise in guardia sul fatto che il mio mondo quotidiano non fosse governato dalla mia percezione, ma dall'interpretazione della mia percezione. Mi fece l'esempio del concetto di università, che all'epoca consideravo di suprema importanza.
Mi disse che l'università non era qualcosa che potevo percepire con i miei sensi, perché né la mia vista né il mio udito o il gusto, e neppure il mio senso tattile od olfattivo mi davano alcuna informazione sull'università. L’ Università esisteva solo nel mio intendimento e, per costruirla a quel livello, dovevo mettere in campo tutte le conoscenze che avevo acquisito in quanto persona civilizzata, in modo consapevole o subliminale.
Il fatto energetico secondo cui l'universo è composto di filamenti luminosi portò gli sciamani a concludere che ognuno di quei filamenti che si estendono all'infinito è un campo di energia. Osservarono che i filamenti luminosi, o piuttosto i campi di energia di quel tipo, convergono e attraversano il punto di unione.
Poiché si ritiene che le dimensioni del punto di unione equivalgano a quelle di una pallina da tennis, solo un numero finito, seppur altissimo, di campi di energia convergono e attraversano quel punto.
Quando gli stregoni dell'antico Messico videro il punto di unione, scoprirono il fatto energetico secondo cui l'impatto dei campi di energia che attraversano il punto di unione veniva trasformato in dati sensoriali, in seguito interpretati nella cognizione del mondo quotidiano.
Gli sciamani spiegavano l'omogeneità della cognizione tra gli esseri umani con il fatto che, per tutta la razza umana, il punto di unione si trova nello stesso luogo sulle sfere luminose di energia in cui ci troviamo noi: all'altezza delle scapole, ma a una certa distanza da loro, a ridosso del confine con la sfera luminosa.
Le loro visualizzazioni del punto di unione fecero scoprire agli stregoni dell'antico Messico che esso cambiava posizione durante il sonno o in condizioni di estrema fatica, malattia o ingestione di piante psicotrope. Gli sciamani videro che quando il punto di unione si trovava in una nuova posizione, un diverso gruppo di campi di energia lo attraversava, costringendolo a trasformare quei campi di energia in dati sensoriali e a interpretarli, dando come risultato la percezione di un nuovo mondo reale.
Gli sciamani affermarono che ogni mondo nuovo che si manifesta in quel modo è onnicomprensivo, diverso dal mondo della vita quotidiana, ma al contempo profondamente simile dal momento che anche in quel mondo è possibile vivere e morire.
Per gli sciamani come don Juan Matus, l'esercizio più importante di intendimento implica il movimento volontario del punto di unione verso luoghi prestabiliti nell'intero conglomerato dei campi di energia che costituiscono un essere umano.
Ciò significa che, dopo centinaia di anni di ricerche, gli stregoni scoprirono che ci sono posizioni chiave all'interno dell'intera sfera luminosa che costituisce l'essere umano, dove il punto di unione può essere localizzato e dove il bombardamento dei campi di energia può produrre un mondo nuovo, completamente reale.
Don Juan mi assicurò che era un fatto energetico che la possibilità di viaggiare in uno di questi mondi, o in tutti quanti, è patrimonio di ogni essere umano.
Disse che quei mondi erano a disposizione di chi chiedeva di visitarli, proprio come a volte le domande chiedono di essere formulate, e che tutto ciò di cui uno stregone o un essere umano ha bisogno per raggiungerli è l'intendimento del movimento del punto di unione.
Per gli sciamani dell'antico Messico un'altra questione legata all’ intento, trasferita però a livello dell’intendimento universale, era il fatto energetico che siamo continuamente spinti, tirati e messi alla prova dal cosmo stesso.
Per loro era un fatto energetico che l'universo è estremamente predatorio, ma non nel senso che attribuiamo generalmente a questo termine, ovvero l'atto di depredare, rubare, ferire o sfruttare gli altri a nostro vantaggio.
Per gli sciamani dell'antico Messico, la condizione predatoria dell'universo significa che l’intento dell'universo è quello di mettere continuamente alla prova la consapevolezza. Essi videro che il cosmo crea un numero infinito di esseri organici e inorganici.
Esercitando una pressione su questi esseri, l'universo li costringe ad ampliare la loro consapevolezza e, in questo modo, tenta di raggiungere la consapevolezza di sé. Nell'Universo conoscitivo degli sciamani, quindi, la questione finale è la consapevolezza.
Don Juan Matus e gli sciamani della sua stirpe intendevano la consapevolezza come l'atto di essere deliberatamente consci di tutte le possibilità percettive dell'uomo, non solo di quelle dettate da una determinata cultura il cui ruolo sembra quello di ridurre le capacità percettive dei suoi membri.
Don Juan sosteneva che rilasciare, o liberare, tutte le capacità percettive degli esseri umani non avrebbe in alcun modo interferito con il loro comportamento funzionale. In effetti, questo comportamento diventa un fatto straordinario perché acquisisce un nuovo valore. In circostanze simili la funzione diventa una necessità stringente. Libero dagli idealismi e dai falsi obiettivi, l'uomo ha come unica funzione quella di essere la forza guida di se stesso.
Gli sciamani chiamano questa funzione impeccabilità. Per loro essere impeccabili significa fare del proprio meglio, e anche qualcosa di più.
Gli sciamani ricavarono la funzione dalla capacità di vedere direttamente il fluire dell'energia nell'universo.
Se l'energia fluisce in un certo modo, per loro seguire il flusso dell'energia significa essere funzionali.
La funzione, e la conseguenza, è il comune denominatore con il quale gli sciamani affrontano il fatto energetico del loro universo conoscitivo.
L'esercizio di tutte le unità della cognizione dello stregone consentì a don Juan e agli sciamani della sua stirpe di giungere a strane conclusioni energetiche che, a prima vista, sembrano riguardare solo queste persone e le loro circostanze personali, ma che, se esaminate con attenzione, possono essere applicate a tutti gli uomini.
Secondo don Juan, il culmine della ricerca degli sciamani è ciò che considerava l'ultimo fatto energetico, non solo per gli stregoni, ma per ogni essere umano.
Chiamò questo fatto il viaggio finale.Il viaggio finale consiste nella possibilità che la consapevolezza individuale, portata alla sua massima espansione dall'adesione individuale alla cognizione degli sciamani, potrebbe essere mantenuta oltre il punto in cui l'organismo è in grado di funzionare come unità coesa, vale a dire oltre la morte.
Questa consapevolezza trascendentale fu interpretata dagli sciamani dell'antico Messico come la possibilità della consapevolezza degli esseri umani di andare oltre lo scibile, arrivando così al livello dell'energia che fluisce nell'universo. Gli sciamani come don Juan definirono la loro ricerca come il tentativo di diventare, alla fine, un essere inorganico, vale a dire energia consapevole di sé, che agisce come unità coesa, ma senza un organismo.
Chiamarono questo aspetto della loro cognizione libertà totale, uno stato in cui esiste la consapevolezza, libera dalle imposizioni della socializzazione e della sintassi.
Queste sono le conclusioni generali a cui sono giunto dopo essermi immerso nella cognizione degli sciamani dell'antico Messico.
Anni dopo la pubblicazione degli insegnamenti di don Juan, mi sono reso conto che ciò che don Juan mi aveva insegnato era una rivoluzione cognitiva totale.
Nei libri successivi ho cercato di dare un'idea dei procedimenti necessari per effettuare questa rivoluzione cognitiva.
Dal momento che don Juan mi stava facendo conoscere un mondo reale, in un mondo simile i processi di cambiamento non cessano mai. Le conclusioni, quindi, sono solo strumenti mnemonici, o strutture operative, che servono come trampolino di lancio verso nuovi orizzonti....
Continua...
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